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Prima hanno creato il polverone per  appoggiare (ma loro sostengono di aver solo “raccontato”) il cosiddetto metodo Stamina, facendo passare Vannoni per un benefattore, le famiglie dei poveri bambini malati come delle vittime di soprusi, e Ministero della Salute e comunità scientifica internazionale come mentitori al soldo delle lobbyes farmaceutiche (che nel caso specifico c’entrano come i cavoli a merenda). E qui hanno già parlato magistratura e Corte Europea.

Poi hanno tirato fuori dal cilindro la storia della dieta vegana che curerebbe il cancro, citando come prova a supporto nientemeno che il China Study. E in questo caso hanno creato una confusione assoluta tra ciò che è scientificamente provato, cioè l’effetto protettivo di una dieta ricca di frutta e verdura,  e ciò che è invece infondato: non mangiare carne non cura i tumori, e una carota non è un’alternativa valida a chemio e radioterapia. Ovviamente anche in questo caso i simpaticoni nerovestiti hanno poi tirato indietro la mano (loro si limitano a raccontare), non prima di aver sollevato nuovamente il vespaio della quota di popolazione convinta che non meglio precisati “poteri forti” complottino ogni giorno per mantenerci tutti malati.

E nell’ultima puntata, ad onorare sia il loro nome che il detto “non c’è due senza tre”, le Iene hanno concluso la stagione con un classico del complottismo: la correlazione vaccini-autismo. Certo, il servizio riguardava il risarcimento del danno da vaccino, ottenuto da un ragazzo con paralisi cerebrale, e non a uno autistico. Certo, le famiglie hanno detto che i vaccini obbligatori vanno fatti, ma tutto il servizio era costruito per corroborare la tesi che ci sia una correlazione tra la vaccinazione e l’autismo (chiaramente non starò a confutare una tesi balzana e già ampiamente sbugiardata). Basta però leggere i numerosi interventi sulla pagina facebook di Matteo Viviani per rendersi conto di quale sia stato il messaggio passato ai telespettatori di un programma ormai diventato organo ufficiale del complottismo.

Ma ora viene il bello: sorpreso dalle contestazioni ricevute, tra cui un articolo firmato da scienziati di fama e una lettera dell’associazione dei pediatri, il sig. Viviani cita gongolante (“Finalmente qualcuno che ascolta e pensa prima di battere i polpastrelli sulla tastiera… “) a propria difesa un articolo sul blog di Stefano Montanari.

Per chi non sapesse chi sia il Montanari vi basterà una breve ricerca per trovare materiale in abbondanza. Ma se non volete perdere tempo vi basta leggere quanto il suddetto ha scritto nel suddetto articolo, del quale tanto si vanta il Viviani, nel quale Montanari inanella una serie di prove inoppugnabili della sua inconsistenza scientifica.

  • Dell’articolo su la Stampa sostiene “che vanta ben tre autori: due a me sconosciuti e una scienziata nota ai più per essere stata nominata senatrice a vita”… beh, Elena Cattaneo e Michele De Luca hanno qualcosa come centinaia di pubblicazioni su riviste prestigiose, Montanari quante? Direi intorno a zero. Il fatto che non li conosca gli autori la dice lunga…

 

  • Per sostenere la sua tesi cita “la documentazione delle case farmaceutiche stesse che, senza che ci si possa sorprendere o scandalizzare, riporta come i vaccini non siano proprio sicuri dal punto di vista dei loro effetti collaterali e non”… qualunque medico sa che i vaccini sono farmaci, ed in quanto tali soggetti al rischio di effetti collaterali, valutati sulla base del rapporto rischio/beneficio. Ovvio che la documentazione delle case farmaceutiche riportino tutti gli eventi avversi, reali o presunti, purchè qualcuno li segnali e senza che vi sia un vero nesso causale. Cosa siano poi gli effetti “non collaterali”, beh, lo sa solo Montanari.

 

  • “Non dico niente di nuovo se affermo, al di là di ogni giudizio e in assoluta obiettività, che quello dei vaccini è un business enorme per le case farmaceutiche e lo è pure per tutto l’universo che alle case farmaceutiche ruota intorno”… a parte il fatto che non si capisce cosa sia “tutto l’universo” che ruoterebbe intorno alle case farmaceutiche l’affermazione che le vaccinazioni pediatriche siano un business enorme è quantomeno opinabile: avete mai pensato a quanto guadagnerebbero le aziende farmaceutiche curando le malattie, invece che prevenendole?

 

  •  “quando il danno capita a te, poco t’importa se altre centomila persone se la passano benissimo. Insomma, sarebbe come dire che non è successo niente se un rapinatore ti ha sparato addosso perché il fatto non è frequente”… quindi, per mantenere la stessa linea di ragionamento del genio, il fatto di avere una probabilità su 13,57 milioni di voli di morire in un incidente aereo dovrebbe indurre a vietare i voli aerei, perché se capita a te, poco importa se i passeggeri dei restanti 13,569,999 voli sopravvivono.

 

  • Dopo aver fatto inutile sarcasmo sull’affermazione di Cattaneo, Corbellini e De Luca che “…nessun vaccino causa o è correlato statisticamente con le possibili cause dell’autismo…”, Montanari risponde con l’apoteosi dell’autolesionismo scientifico: “mi spaventa un po’ l’avverbio statisticamente. Nella mia infinita ignoranza e ingenuità, alle soglie del 43° anno di ricerca io continuo a valutare i casi non all’ingrosso ma al dettaglio”. Un’affermazione del genere è dal punto di vista medico-scientifico talmente imbecille per chiunque abbia seguito anche solo una puntata di “Siamo fatti così”, che chi la fa si squalifica automaticamente. La medicina, così come la farmacologia,  non può che basarsi sulla statistica, proprio per il fatto che ogni paziente è un caso specifico, e solo gli studi su grandi numeri danno risultati affidabili. Perciò gli studi hanno un senso scientifico se disegnati per avere una potenza statistica sufficiente a distinguere differenze significative tra gruppi di trattamento e di controllo. Lo sa chiunque abbia seguito un corso di statistica in una facoltà scientifica… viene da chiedersi come si sia laureato il signor Montanari.

Caro sig. Viviani, la prossima volta che il suo capo la incarica di fare un servizio volto a guadagnare facili consensi del popolo complottista ed altrettanto facili critiche della comunità scientifica, risultati che sono nient’altro che l’obiettivo stesso del servizio (creare polemica e alzare l’audience per assicurarsi l’ascolto di “guelfi e ghibellini”), almeno si faccia più furbo: alle polemiche successive si limiti a scusarsi, o a tacere, come fatto dal suo collega Golia che si è astutamente eclissato dopo la malparata sul caso Stamina. Si fidi, è meglio far la figura del boccalone o del superficiale, che confermarlo facendosi difendere da uno come Montanari.