Chi non fuma muore di cancro ai polmoni

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Ebbene si, il titolo è lapidario, e per quanto possa sembrare strano rappresenta una verità assoluta e lapalissiana. Però bisogna saper leggere e capire, perchè è diverso dal dire “Chiunque non fuma muore di cancro ai polmoni”.

Cosa voglio dire? A chi non è mai capitato di partecipare a una conversazione in cui qualcuno sosteneva, di se stesso o di altre persone, che erano stati colpiti dal cancro, o da altre patologie, pur conducendo una vita sana, non sedentaria, senza aver mai fumato, ecc. In genere queste considerazioni precedono il classico luogo comune che “allora vedi che non vuol dire? ci raccontano tanto che le sigarette fanno venire il cancro, e invece…”

Un esempio recente mi è capitato leggendo, tra i commenti a questo articolo pubblicato su Facebook, cose come le seguenti:

Ho perso affetti molto cari a causa del cancro, tra questi mia nonna con tumore al pancreas. Nessuno di loro aveva abitudini che li collocava tra i soggetti “a rischio”.. non bevevano, non fumavano, non erano obesi..tutt’altro. Quindi per l’esperienza personale deduco che si potrebbe smettere di darci indicazioni su come prevenire qualcosa che rimane un mistero anche per la scienza..il manuale non ce l’hanno neppure loro. Nella gran parte dei casi non è altro che predisposizione genetica…e che Dio ci guardi…

 

“Mia mamma nn ha mai fumato,bevuto o disordinato….solo una cosa ha fatto da sempre. ..lavorato, eppure un anno fa è morta di tumore al pancreas….c “e solo da augurarsi di nn avere mai a che fare con quei mostri…”

Purtroppo l’ignoranza che regna sempre più sovrana nella popolazione media sembra rendere estremamente complessa la comprensione del concetto di “fattore di rischio”.

Eppure non dovrebbe essere così difficile capire che, se il fumare aumenta enormemente la probabilità di ammalarsi di un certo numero di tumori, ciò non implica che il non fumare, o il non assumere nessuno dei comportamenti a rischio, ci assicuri che di tali tumori non ci ammaleremo.

Questo concetto è tanto più vero quanto più una patologia ha cause multifattoriali, ed in tale ambito il cancro è la regina delle patologie (tra l’altro la maggior parte della gente ignora che ogni giorno nel nostro corpo si formano svariate cellule tumorali, che nella stragrande maggioranza dei casi vengono immediatamente eliminate, senza dare origine ad un cancro). Il fattore di rischio allora non è altro che una condizione a cui ci esponiamo che aumenta la probabilità di una delle numerose mutazioni necessarie a “sballare” la regolazione del ciclo cellulare, producendo cellule incapaci di smettere di riprodursi, mutazioni che ogni giorno possono avvenire del tutto casualmente (perchè, ci spiace sentircelo dire, ma è sempre il caso a governare gran parte della vita).

La scienza, quando ci dice che si dovrebbe smettere di fumare, fare almeno 30 minuti di esercizio fisico ogni giorno, seguire una alimentazione equilibrata (che non significa diventare vegetariani o vegani), e via discorrendo, non ci sta nè prendendo in giro, nè garantendo nulla: sta solo affermando che, statisticamente (perchè la medicina è basata sulla statistica) seguire tali indicazioni riduce le probabilità di ammalarci.

Verremmo presi in giro da scienziati e medici se il titolo dell’articolo del Corriere fosse stato “Pancreas: il più letale dei tumori si può (sempre) prevenire”. Se poi uno vuole prendere come scusa per continuare a fumare il fatto che qualcuno è morto di cancro ai polmoni senza aver mai fumato una sigaretta e dopo aver vissuto sempre nel Parco del Gran Paradiso, faccia pure, ma non si giustifichi sostenendo che scienziati e medici lo vogliano forzatamente far smettere fraudolentemente per non meglio precisati interessi.

Quando la toppa è peggio del buco

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Prima hanno creato il polverone per  appoggiare (ma loro sostengono di aver solo “raccontato”) il cosiddetto metodo Stamina, facendo passare Vannoni per un benefattore, le famiglie dei poveri bambini malati come delle vittime di soprusi, e Ministero della Salute e comunità scientifica internazionale come mentitori al soldo delle lobbyes farmaceutiche (che nel caso specifico c’entrano come i cavoli a merenda). E qui hanno già parlato magistratura e Corte Europea.

Poi hanno tirato fuori dal cilindro la storia della dieta vegana che curerebbe il cancro, citando come prova a supporto nientemeno che il China Study. E in questo caso hanno creato una confusione assoluta tra ciò che è scientificamente provato, cioè l’effetto protettivo di una dieta ricca di frutta e verdura,  e ciò che è invece infondato: non mangiare carne non cura i tumori, e una carota non è un’alternativa valida a chemio e radioterapia. Ovviamente anche in questo caso i simpaticoni nerovestiti hanno poi tirato indietro la mano (loro si limitano a raccontare), non prima di aver sollevato nuovamente il vespaio della quota di popolazione convinta che non meglio precisati “poteri forti” complottino ogni giorno per mantenerci tutti malati.

E nell’ultima puntata, ad onorare sia il loro nome che il detto “non c’è due senza tre”, le Iene hanno concluso la stagione con un classico del complottismo: la correlazione vaccini-autismo. Certo, il servizio riguardava il risarcimento del danno da vaccino, ottenuto da un ragazzo con paralisi cerebrale, e non a uno autistico. Certo, le famiglie hanno detto che i vaccini obbligatori vanno fatti, ma tutto il servizio era costruito per corroborare la tesi che ci sia una correlazione tra la vaccinazione e l’autismo (chiaramente non starò a confutare una tesi balzana e già ampiamente sbugiardata). Basta però leggere i numerosi interventi sulla pagina facebook di Matteo Viviani per rendersi conto di quale sia stato il messaggio passato ai telespettatori di un programma ormai diventato organo ufficiale del complottismo.

Ma ora viene il bello: sorpreso dalle contestazioni ricevute, tra cui un articolo firmato da scienziati di fama e una lettera dell’associazione dei pediatri, il sig. Viviani cita gongolante (“Finalmente qualcuno che ascolta e pensa prima di battere i polpastrelli sulla tastiera… “) a propria difesa un articolo sul blog di Stefano Montanari.

Per chi non sapesse chi sia il Montanari vi basterà una breve ricerca per trovare materiale in abbondanza. Ma se non volete perdere tempo vi basta leggere quanto il suddetto ha scritto nel suddetto articolo, del quale tanto si vanta il Viviani, nel quale Montanari inanella una serie di prove inoppugnabili della sua inconsistenza scientifica.

  • Dell’articolo su la Stampa sostiene “che vanta ben tre autori: due a me sconosciuti e una scienziata nota ai più per essere stata nominata senatrice a vita”… beh, Elena Cattaneo e Michele De Luca hanno qualcosa come centinaia di pubblicazioni su riviste prestigiose, Montanari quante? Direi intorno a zero. Il fatto che non li conosca gli autori la dice lunga…

 

  • Per sostenere la sua tesi cita “la documentazione delle case farmaceutiche stesse che, senza che ci si possa sorprendere o scandalizzare, riporta come i vaccini non siano proprio sicuri dal punto di vista dei loro effetti collaterali e non”… qualunque medico sa che i vaccini sono farmaci, ed in quanto tali soggetti al rischio di effetti collaterali, valutati sulla base del rapporto rischio/beneficio. Ovvio che la documentazione delle case farmaceutiche riportino tutti gli eventi avversi, reali o presunti, purchè qualcuno li segnali e senza che vi sia un vero nesso causale. Cosa siano poi gli effetti “non collaterali”, beh, lo sa solo Montanari.

 

  • “Non dico niente di nuovo se affermo, al di là di ogni giudizio e in assoluta obiettività, che quello dei vaccini è un business enorme per le case farmaceutiche e lo è pure per tutto l’universo che alle case farmaceutiche ruota intorno”… a parte il fatto che non si capisce cosa sia “tutto l’universo” che ruoterebbe intorno alle case farmaceutiche l’affermazione che le vaccinazioni pediatriche siano un business enorme è quantomeno opinabile: avete mai pensato a quanto guadagnerebbero le aziende farmaceutiche curando le malattie, invece che prevenendole?

 

  •  “quando il danno capita a te, poco t’importa se altre centomila persone se la passano benissimo. Insomma, sarebbe come dire che non è successo niente se un rapinatore ti ha sparato addosso perché il fatto non è frequente”… quindi, per mantenere la stessa linea di ragionamento del genio, il fatto di avere una probabilità su 13,57 milioni di voli di morire in un incidente aereo dovrebbe indurre a vietare i voli aerei, perché se capita a te, poco importa se i passeggeri dei restanti 13,569,999 voli sopravvivono.

 

  • Dopo aver fatto inutile sarcasmo sull’affermazione di Cattaneo, Corbellini e De Luca che “…nessun vaccino causa o è correlato statisticamente con le possibili cause dell’autismo…”, Montanari risponde con l’apoteosi dell’autolesionismo scientifico: “mi spaventa un po’ l’avverbio statisticamente. Nella mia infinita ignoranza e ingenuità, alle soglie del 43° anno di ricerca io continuo a valutare i casi non all’ingrosso ma al dettaglio”. Un’affermazione del genere è dal punto di vista medico-scientifico talmente imbecille per chiunque abbia seguito anche solo una puntata di “Siamo fatti così”, che chi la fa si squalifica automaticamente. La medicina, così come la farmacologia,  non può che basarsi sulla statistica, proprio per il fatto che ogni paziente è un caso specifico, e solo gli studi su grandi numeri danno risultati affidabili. Perciò gli studi hanno un senso scientifico se disegnati per avere una potenza statistica sufficiente a distinguere differenze significative tra gruppi di trattamento e di controllo. Lo sa chiunque abbia seguito un corso di statistica in una facoltà scientifica… viene da chiedersi come si sia laureato il signor Montanari.

Caro sig. Viviani, la prossima volta che il suo capo la incarica di fare un servizio volto a guadagnare facili consensi del popolo complottista ed altrettanto facili critiche della comunità scientifica, risultati che sono nient’altro che l’obiettivo stesso del servizio (creare polemica e alzare l’audience per assicurarsi l’ascolto di “guelfi e ghibellini”), almeno si faccia più furbo: alle polemiche successive si limiti a scusarsi, o a tacere, come fatto dal suo collega Golia che si è astutamente eclissato dopo la malparata sul caso Stamina. Si fidi, è meglio far la figura del boccalone o del superficiale, che confermarlo facendosi difendere da uno come Montanari.

 

Il Caso e la Necessità

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Prendo in prestito il titolo di un noto saggio di Jacques Monod per questo mio post, dopo aver letto questo articolo pubblicato sul sito del Corriere della Sera.

Per carità, articolo interessante per quanto riguarda le ricerche riportate, anche se in modo molto superficiale… peccato che tutto l’articolo parli di “risposta adattativa” lasciando intendere che gli animali e le piante “rispondano” ad una condizione pericolosa modificando le proprie caratteristiche. Questa è invece una semplificazione eccessiva, che può indurre il lettore in una interpretazione scorretta della teoria dell’evoluzione delle specie di Darwin: immagino che Dawkins innorridirebbe nel leggere l’articolo di Carola Traverso Saibante.

L’autrice ha perso, a mio parere, una buona occasione per chiarire come l’evoluzione non segua un “disegno intelligente”, e le conseguenze dell’incidente di Chernobyl ne sono una prova lampante. Infatti le radiazioni ionizzanti sono un potentissimo fattore mutageno, introducendo nelle linee germinali degli organismi viventi (quindi quelle che trasmettono il patrimonio genetico alla progenie) moltissime mutazioni in modo del tutto casuale. Ovviamente va detto che le mutazioni avvengono anche a carico delle cellule non germinali, ma in questo caso hanno effetti sul solo individuo, e non sulla specie.

E’ qui che poi lavora l’evoluzione: la maggior parte delle mutazioni indotte dalle radiazioni saranno selezionate negativamente, cioè l’individuo mutante morirà, o non nascerà nemmeno. Una quota estremamente piccola di individui potrebbe però portare una mutazione che ne renda migliore l’adattamento all’ambiente. Questi ultimi potranno allora sfruttare un vantaggio evolutivo e prendere il sopravvento all’interno della specie: noi vediamo la specie “adattarsi”, ma questo rappresenta è solo la punta dell’iceberg, il prodotto di milioni di mutazioni, delle quali una minima parte è compatibile con la sopravvivenza dell’individuo, e di queste una minima parte comporta un vantaggio evolutivo.

Quello che l’incidente di Chernobyl ha creato è il cosidetto “collo di bottiglia”, che ha portato al “declino di intere popolazioni d’uccelli, d’insetti e di ragni, alcune delle quali si sono localmente estinte“, ma che in natura è la principale forza motrice della comparsa di nuove specie.

L’articolista si chiede:

“Da cosa può dipendere la differenza nell’evoluzione adattativa tra una specie d’uccelli e l’altra? Con effetti solo deleteri su alcune, e mutamenti benefici da parte di altre?”

La risposta è tanto semplice quanto banale: dal caso.

Sul rapporto rischio/beneficio

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Nelle mie frequenti discussioni con coloro che difendono le posizioni contrarie alla sperimentazione sugli animali, oppure con gli appartenenti al movimento antivaccinista, prima o poi esce sempre l’argomento “effetto collaterale”. In queste occasioni mi rendo sempre conto di quanto sia difficile far ragionare qualcuno in termini di rapporto rischio/beneficio, parametro che non può non essere prioritario per chi ragiona di sanità in termini generali.

Il principio è estremamente semplice: qualunque sostanza estranea venga immessa nel nostro organismo, sia essa un farmaco, un vaccino, o anche più banalmente un alimento, comporta una certa probabilità di farci male. Ovviamente questa probabilità è in certi casi molto vicina a zero, senza mai tuttavia essere del tutto nulla: l’esempio classico è quello dell’acqua, che in alcuni casi può causare una intossicazione letale. Altro caso tipico è il consumo di funghi, che sono tendenzialmente epatotossici: se mangiate troppi porcini non sarà solo il vostro portafoglio a pagarne lo scotto, ma anche il vostro fegato.

Quando si parla di farmaci la probabilità di effetti collaterali, o più propriamente “eventi avversi”, è chiaramente molto maggiore che non per gli alimenti. Per questo l’iter di sviluppo di un farmaco prevede sempre accurati studi prima su animali e poi su volontari sani per valutarne, oltre che l’efficacia, soprattutto la sicurezza: un numero elevatissimo di molecole vengono abbandonate dall’industria farmaceutica a causa della loro tossicità. Ed anche una volta messo sul commercio il farmaco viene attentamente monitorato per tutta la sua “vita” (sorveglianza postmarketing) e sottoposto a ulteriori studi di sicurezza, soprattutto nel primo periodo (perciò i farmaci immessi da poco in commercio riportano il triangolo nero).

Una delle più frequenti discussioni “da bar”, o meglio “da sala d’attesa”, riguarda gli innumerevoli effetti avversi riportati nei foglietti illustrativi di ogni farmaco, dall’aspirina al più recente anticorpo monoclonale. Si deve sapere che questi elenchi sono lunghissimi non perchè ogni farmaco faccia male, ma per due motivi abbastanza banali: il primo è che durante uno studio clinico molti pazienti dichiarano effetti avversi che in realtà non sono dovuti al farmaco, ma vengono messi comunque, e i più diffusi sono nausea, cefalea, capogiri, ecc.; il secondo motivo è che in molti casi l’azienda farmaceutica inserisce eventi avversi del tutto improbabili per tutelarsi legalmente (avete presente quei manuali di certi elettrodomestici che si sentono in dovere che non dovete usarli per farci del sesso?). Va osservato peraltro che il nuovo sistema di farmacovigilanza permette a chiunque di dichiarare qualunque evento avverso direttamente sul sito dell’Aifa, e tutte queste segnalazioni vanno a aggiornare continuamente il foglietto illustrativo.

Poi frequenza e gravità degli eventi avversi vanno valutati anche sulla base del farmaco e della patologia per cui va usato: è chiaro che il rischio di incorrere in una pancitopenia in 1 caso su 10 è intollerabile per un antidepressivo, ma è ampiamente giustificato in un farmaco oncologico come il fluorouracile.

A questo punto scatta puntuale il “fai presto a parlare, ma se capitasse a te?”.

Quello che anche il più ignorante dei consumatori dovrebbe imparare a capire è che un responsabile della sanità pubblica non può ragionare sulla base del singolo paziente su 10 mila che potrà avere l’evento avverso grave, ma valutando la gravità dei danni che potrebbero avere i restanti 9999 pazienti nel momento in cui quel farmaco non fosse disponibile: in meno di un caso su 10 mila dosi di vaccino tetravalente PolioInfanrix si può verificare una reazione allergica o un edema angioneurotico, ma la protezione da polio, tetano, difterite e pertosse rende il rapporto rischio/beneficio ampiamente favorevole. Non si chiede ai genitori di quel singolo bambino su decine di migliaia che subisce le conseguenze di una possibile encefalite se quel vaccino è giusto mantenerlo in commercio, perchè è ovvio che il loro campione statistico si limita a un caso e la risposta sarebbe negativa. Si deve invece considerare la quantità di vantaggi che ha comportato la vaccinazione tetravalente in tutti gli altri bambini.

Piuttosto il problema è che, siccome la medicina non è una scienza esatta, ogni paziente fa storia a se, e l’evento avverso grave è in alcuni casi imprevedibile, la sanità pubblica dovrebbe prevedere un sistema di aiuti ai pazienti che incorrono in tali eventualità. A mio avviso andrebbe istituito un fondo apposito, finanziato da una parte dei fatturati delle aziende farmaceutiche, da cui ricavare sia gli stanziamenti per il sostegno delle vittime di eventi avversi gravi, sia quelli per avviare studi indipendenti di sicurezza dei farmaci stessi.

Quell’intellettuale di Red Ronnie

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Una delle trasmissioni radiofoniche che non mi perdo mai, se possibile, è “La Zanzara“, su Radio 24, condotta ogni sera alle 18:30, dal lunedì al venerdì da Cruciani e Parenzo. Per fortuna la ascolto sempre in podcast, per cui, pur incazzandomi a volte come un ape, non rischio di chiamare in diretta procurandomi svariate querele.

Proprio ieri mi è capitato di ascoltare la puntata di venerdì 28 marzo, quando ospite era il sempregggggiovane Red Ronnie, che da circa 80 anni ripropone l’epopea giovanilista e sessantottina di Roxy Bar. Bene, in circa un quarto d’ora di intervento il nostro intellettuale è riuscito a inanellare quasi tutta la compilation di stronzate complottiste e alternative, facendosi mancare solamente le scie chimiche e l’HAARP, ma non dubito che alla prossima occasione provvederà (d’altro canto al suo precedente intervento aveva asserito con certezza assoluta che il terremoto de L’Aquila, come tutti i terremoti, era ampiamente prevedibile e previsto).

L’ouverture è stata sull’alimentazione per la cura del cancro. Si, per la cura, avete letto bene.

Ora, è dato più che assodato e scientificamente provato che una alimentazione ricca in fibre e povera in grassi aiuti a prevenire buona parte delle forme tumorali (ma non tutte), tant’è vero che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tutti i Ministeri della Salute, e finanche le aziende farmaceutiche pubblicizzano da anni la “piramide alimentare”, che prevede 5 porzioni al giorno di frutta e verdura, e solo un massimo di 2 porzioni settimanali di carne e zuccheri raffinati… e se credete veramente che “Big Pharma” ci tenga nascoste le proprietà benefiche di questa dieta potete ricredervi, per esempio, sul sito della Eli Lilly o dando un’occhiata ai manifesti sulle pareti della sala d’attesa del vostro medico di medicina generale. Ma un conto è uno stile di vita che aiuti a prevenire la malattia, tutt’altra cosa è sostenere, come fa Red Ronnie (e lo ribadisce a domanda diretta di Cruciani) che una dieta “vegana e crudista” sia meglio della chemioterapia per curare il cancro. Addirittura l’intellettuale sostiene di avere visto persone guarire da metastasi grazie alla sola dieta vegana-macrobiotica, arrivando a dichiarare che, se dovesse ammalarsi di cancro rifiuterebbe sicuramente la chemio e la radioterapia e si affiderebbe alla sola alimentazione. A parte l’evidente ignoranza del soggetto, che dimostra di non sapere che non esiste “il cancro”, ma decine di diverse patologie tumorali, ognuna con le sue caratteristiche e con le sue diverse capacità di risposta a chemioterapia (e ovviamente non esiste una sola chemioterapia), radioterapia, chirurgia, ecc. La gravità di certe idiozie propagandate da personaggi noti, così come dei servizi come quello delle Iene, a cui infatti si riferiva anche il Ronnie usandolo come prova a sostegno, è nel rischio che i poveracci malati veramente ci credano ed abbandonino terapie che, per quanto non sempre risolutive, in molti casi permettono se non la guarigione un allungamento notevole della speranza di vita in condizioni dignitose. Poi sono d’accordo anche io che va evitato l’accanimento da parte dei medici, e che in mancanza di concrete speranze sia inutile sottoporre pazienti a chemioterapie “per fare qualcosa”: almeno si dica chiaramente al paziente “vuoi vivere veramente 2 mesi in più ma in condizioni terribili?”. Giustamente Parenzo è intervenuto definendo “criminale” il messaggio dato da red Ronnie.

Archiviato l’argomento cancro, il genio è passato a sostenere che senza alcun dubbio i vaccini sono mezzi per diffondere malattie, e che gli Stati Uniti ci vogliono malati perchè quella “farmacologica” (sic!) è insieme a quella militare la principale industria americana.

E poi gran finale con la sperimentazione animale: secondo il profeta New Age è provato (da chi, non si sa) che la sperimentazione animale è del tutto inutile, e che viene difesa per i soliti interessi delle solite non meglio precisate lobbies (quelle degli allevatori di topi? Boh). Naturalmente Caterina Simonsen è strumentalizzata…

Caro Red, non è forse ora di andare in pensione, così certe vaccate le dici solo ai quattro amici al Roxy bar?

Senti chi parla

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Dopo aver fatto campagna elettorale al grido di “mandiamo tutti a casa”, con il solo risultato fino ad ora di mandare a casa parte dei suoi stessi eletti, ora Grillo passa al più classico “contrordine compagni”: è di oggi la notizia che Beppe e Casaleggio avrebbero sottoscritto l’appello di Zagrebelski contro la riforma costituzionale che abolirebbe il Senato come entità legislativa, con il conseguente superamento del tanto vituperato (giustamente) bicameralismo perfetto. Insomma, la prima volta che si riuscirebbe finalmente a “mandare a casa”, se non tutti, almeno un terzo dei parlamentari (e per sempre), i due Deus ex machina del Movimento 5 Stelle si mettono di traverso.

Ora, la motivazione di Grillo è che la riforma porterebbe a “creare un sistema autoritario che dà al presidente del Consiglio poteri padronali“… che lo dica proprio lui suona talmente ridicolo da credere che si tratti di una delle sue battute da spettacolo comico. Nessuno più di lui, infatti, nemmeno Berlusconi, ha mai esercitato un potere tanto autoritario sul proprio partito (a parte forse il Bossi degli anni ’90), e nessun altro politico ha mai rifiutato a priori qualunque tipo di accordo con il resto dell’arco costituzionale.

Che agiti lo spauracchio del “sistema autoritario” uno che punta al 51% dei voti per poter governare da solo, uno che si picca di “non essere democratico” (dimostrandolo ampiamente con i fatti) e che rifiuta qualunque compromesso o negoziato, espellendo chi lo critica per non aver voluto nemmeno parlare con Renzi, è quantomeno paradossale.

La riforma concordata tra Renzi e Berlusconi non sarà un granchè, ma almeno si farebbe un primo passo fuori dai bizantinismi.

Lettera aperta sul presunto rapporto tra vaccini e autismo

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Sempre in tema della teoria ripetutamente smontata del nesso tra vaccinazioni, in particolare la trivalente MPR, e autismo, alla luce della recente assurda iniziativa presa dalla Procura di Trani, il mensile “Le Scienze” ha pubblicato, in collaborazione con altre associazioni scientifiche, una  lettera aperta indirizzata al Ministro della Salute, ai Presidenti delle Commissioni Igiene e Sanità e Affari Sociali, ed al Presidente della Federazione degli Ordini dei Medici.

Qui trovate il testo completo della lettera e la possibilità di sottoscriverla. Vi invito a farlo, perchè una minoranza chiassosa e ignorante non smonti le conquiste sanitarie ottenute e volute dalla maggioranza silenziosa.

Citazione

Le 3 leggi del cyberfuffaro

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Ecco un classico esempio del tipico sistema di distorsione delle notizie utilizzato dagli antivaccinisti e, più in generale, da tutti quei movimenti complottari accomunati dall’abitudine di spacciare come dimostrazione delle loro tesi (nella migliore delle ipotesi infondate) notizie che, ben lungi da far ciò, spesso dimostrano proprio il contrario.
In questo caso l’ineffabile gestore di autismovaccini.org spara il titolo “Portogallo: vaccino Infanrix Tetra sospeso a seguito di reazioni avverse

Se però si va leggere il post ed il comunicato linkato, quello che salta immediatamente all’occhio é che l’autorità portoghese non si sogna nemmeno di sospendere il vaccino, ma si è semplicemente limitata a sospenderne l’utilizzo di un lotto a seguito di 3 (!) reazioni avverse, consistenti in dolore e gonfiore del sito di inoculo. Del lotto specifico è stata sospesa la somministrazione e sarà sottoposto ad accertamenti.

Atendendo a que este medicamento é administrado por profissionais de saúde, as entidades que possuam este lote não o devem administrar até que seja concluída a avaliação resultante da presente situação.

Eventi come questo sono semmai un’ulteriore prova della sicurezza e della tutela della salute dei bambini sottoposti a vaccinazioni e dell’efficacia delle normative di farmacovigilanza.

La stessa situazione si verificò nell’altro caso citato, quello del presunto ritiro del vaccino esavalente in 19 paesi. Anche qui la realtà era ben diversa da quanto lascia intendere autismovaccini.org: in tutti i casi venivano ritirati precauzionalmente alcuni lotti, a seguito dei controlli-qualità della stessa azienda produttrice. Solo che l’autore sembra ignorare il significato di “precauzionale”, come dimostra quando chiede “Nessuna contaminazione degli ingredienti o del vaccino, e allora perchè lo ritirano in via precauzionale?

Uno potrebbe chiedersi quale sia il senso di scrivere articoli con riferimenti che non supportano la tesi sostenuta. L’idea che mi sono fatto io è la seguente: siccome ai complottari contestiamo sempre la mancanza di fonti che supportino le loro affermazioni, loro inseriscono fonti non pertinenti, contando sul fatto che la maggior parte dei lettori non clicchino e non verifichino se il link porta a una pagina che dica effettivamente quanto sostenuto nell’articolo. Oppure inseriscono link in lingua straniera che la maggior parte dei lettori non saranno in grado di comprendere, facendo affidamento sulle baggianate scritte dai complottari.

In sostanza il cyberfuffaro vive di 3 leggi assolute:

1. il titolo deve essere assertivo e lapidario, in modo da indurre indignazione nel lettore… la maggior parte dei lettori (e futuri condivisori) si fermeranno al titolo.

2. l’articolo deve sostenere la tesi complottista e sembrare scritto da persona competente, arricchendolo di termini tecnici, pseudoscientifici e di riferimenti a non meglio precisati “recenti studi” e “ricercatori scomodi” per la “scienza ufficiale”

3. gli eventuali link devono portare a siti collegati del circuito complottaro che riportino la stessa notizia tal quale (contando sul fatto che se tanti dicono una cazzata è più facile crederci, o per dirla con Goebbels “mentire, mentire, mentire, qualcosa resterà), oppure a siti esteri appartenenti allo stesso giro (ma in lingua straniera fanno più scena) o, se fonti ufficiali, che dicono tutt’altro (contando sul fatto che nessuno si prenda la briga di leggerli).

Insomma è buona norma, quando si ha a che fare con articoli che presentano titoli scandalistici o sensazionalistici verificare, andando a controllare tutti i link e leggendo cosa effettivamente ci stia scritto, nonchè risalendo alle fonti originali. E non dimenticate di dare un’occhiata al sito a cui venite indirizzati: roba tipo mednat, informasalus, etc. sono già molto indicativi sulla scientificità di ciò che state leggendo.

Dalle 3 leggi del cyberfuffaro ci si può difendere applicando l’unica legge del cerebrodotato:

Chi ha qualcosa di serio da dire non ha bisogno di urlarlo con titoli ad effetto.

Diffidare di chi esibisce CV con innumerevoli titoli

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Infine, in riferimento a quanto riportato sul quotidiano La Stampa il 26 marzo 2014 nell’articolo a pag. 13 La strana intesa fra il pm pugliese e il medico “eretico” anti-vaccini, in cui il Dott. Massimo Montinari si definisce “esperto di autismo con nomina dell’Istituto Superiore della Sanità”, l’ISS precisa che il Dott. Montinari nel 2010 è stato chiamato dall’ISS stesso, su indicazione di associazioni di pazienti, a partecipare al gruppo di lavoro per la stesura delle Linee guida “Trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti” pubblicata nel 2011. La multisciplinarietà del gruppo di lavoro è mirata a offrire opportunità di partecipazione e spazio a molteplici posizioni. Tuttavia il Dott. Montinari non ha condiviso i criteri e la metodologia usata e non ha sottoscritto il documento finale. Nessuno dei partecipanti al gruppo di lavoro può essere qualificato come “esperto” o “consulente” dell’ISS. In particolare fin dal 2010 è stato richiesto al Dott. Montinari di modificare quanto riportato su il proprio curriculum in diversi siti web.

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